giovedì 29 agosto 2013

Il mio angolino lilla e rosa *-*

In questo collage alcuni squarci della mia cameretta.
Una bella stanzetta lilla e faggio, dove convivono tre sorelle.
E questo che vi mostro è il mio angolino, il mio spazietto con alcune delle mie cose.


Potete notare in foto anche il mio ultimo acquisto... lei!


Ne vado particolarmente fiera perché oltre ad essere bellissima, spaziosissima è stata anche un mega affarone. Pensate mi è costata meno di 10 euro. E io la amo *-*
Vedete c'è già chi vuole scipparmela XD


P.S: Se notate la famiglia di pulcini sulla fascia laterale, vedrete che sono aumentati di numero...
Per seguirmi su un determinato social vi basterà cliccare sul relativo pulcino (quello che vedete qui sotto è uno screenshot preso dal mio Café Littéraire)



venerdì 9 agosto 2013

Mat Collishaw: tra l'amore per la natura e il fascino della morte

La settimana scorsa ho avuto modo di vedere di persona alcune opere di Mat Collishaw (vincitore del "Premio Pino Pascali 2013"), in mostra dal 5 luglio scorso al 15 settembre al "Museo Pino Pascali", a Polignano a Mare, in Puglia.
Molte di queste opere mi hanno colpita, alcune per la loro bellezza, altre per il senso di tranquillità e di riflessione che esprimono, ed altre ancora per la storia che si celava dietro di loro... è per questi motivi che ho deciso di parlarvene in questo post.

 Breve storia dell'artista:
Mat Collishaw nasce nel 1966 a Nottingham e attualmente vive e lavora a Londra.
È uno dei massimi esponenti della Young British Art, movimento nato nel 1988 con la mostra collettiva "Freeze" tenutasi nel porto in disuso di Londra.
La mostra aveva come obbiettivo principale quello di provocare nel visitatore uno shock visivo.
In quell'occasione Mat Collishaw presentò l'opera "Bullet Hole", ovvero una fotografia suddivisa in quindici pannelli retroilluminati che mostrava una ferita d'arma da fuoco su un cranio.
Da allora lo scopo della sua arte è sempre stato quello di colpire e disarmare lo spettatore.
I temi della sua opera generalmente sono: il fluire del tempo, il memento mori, il peso della storia, la bellezza e il fascino della natura.

Alcune delle opere esposte:

Crystal Gaze
L'opera, un insieme di opere per l'esattezza,  rappresenta una sorta di paradosso, in cui fiori e piante di un paesaggio tropicale, con tanto di uccelli esotici, sono intrappolati nella brina, sotto una leggera coltre di neve, a simboleggiare la transitorietà della vita e la sua mutabilità.
Le opere sono realizzate con un tipo particolare di vetro, lo "spy mirror" che si comporta come vetro, quando è illuminato, permettendo la visione dell'opera, e come specchio, quando l'opera si spegne, lasciando così agli spettatori la possibilità d'interagire, diventando così da osservanti, osservati, e quindi parte stessa dell'opera.





Di queste opere mi ha colpito prima di tutto la delicata bellezza.
Pare di guardare frammenti di natura congelati nel tempo, imprigionati in una gabbia di ghiaccio, che li conserverà immutati per l'eternità.
Ritrovarsi poi, a opera spenta, di fronte a quella che è la propria immagine specchiata, fa sentire noi stessi parte dell'opera, come imprigionati in quella stessa gabbia di ghiaccio prima occupata dalla natura.

Island of the Dead
In quest'installazione l'artista si confronta con la celebre isola dei morti di Böcklin, opera tardo-romantica di cui lo stesso Böcklin dichiarava "Chi guarda questo quadro deve avere timore di disturbare il solenne silenzio con una parola espressa ad alta voce... l'effetto deve essere un silenzio tale da spaventarsi sentendo bussare alla porta".
Collishaw rispetta il fascino dell'ambientazione, spezzandone però l'immobilità. Ne realizza un video in cui la luce e il gioco d'ombre da essa prodotto segnano lo scorrere perpetuo del tempo, dall'alba al tramonto.
Potete visionarlo qui

 Island of the Dead (fotogramma)

Island of the Dead (fotogramma)

Poter osservare quest'opera, vedendola svolgersi dinnanzi a sé, proiettata su una grande parete, ha un che d'ipnotico. Sarei potuta rimanere lì, a guardare il succedersi di luce e ombre, di giorno e notte, di alba e tramonto, per ore.
Stando a guardare, avevo la sensazione di ESSERE lì, di essere presente in quel luogo, di poter effettivamente guardare lo scorrere del tempo, sentirne la grandezza e il timore.
Un'opera che emoziona e fa pensare, vederne solo questi semplici fotogrammi, o il video linkato non ha, vi assicuro, la stessa valenza emotiva.

Last Meal on Death Row
Sono delle fotografie stampate su pelle di capra rappresentanti quelli che sono stati gli ultimi pasti di alcuni condannati alla pena di morte.
Eccone di seguito alcune con le relative storie:

Gary Gilmore

Gary Gilmore: Condannato a morte per aver ucciso tra il 19 e il 20 luglio 1976 due uomini nello Utah, il benzinaio Max Jensen e Bennie Bushnell, manager di un motel. Figlio di un alcolista, era al momento dell’omicidio in libertà vigilata, dopo aver trascorso dieci anni in prigione con l’accusa di rapina a mano armata. La sua esecuzione fu eseguita il 17 gennaio 1977, alle otto del mattino. Fu la prima dopo i dieci anni in cui l’applicazione della pena capitale era stata sospesa. Durante il processo rinunciò ad ogni difesa e richiese che tra la condanna e l’esecuzione trascorresse meno tempo possibile. Avvenne per fucilazione, secondo il suo volere: cinque uomini armati e una pallottola a salve per lasciare il dubbio su chi avesse inferto il colpo mortale. Le ultime parole di Gary Gilmore passarono alla storia: “Let’s do it!” (Facciamolo!). Come ultimo pasto scelse una bistecca con patate, latte e caffè e alcuni bicchierini di Jack Daniels (in realtà consumò solo latte e caffè).
Gilmore decise di donare gli organi. Due persone ricevettero le sue cornee poche ore dopo la sua morte.

John Wayne Gacy

John Wayne Gacy: E’ stato un serial killer statunitense. Fu soprannominato Killer Clown per aver rapito, torturato, sodomizzato e ucciso 33 vittime, quasi tutti adolescenti e maschi adulti, 27 dei quali seppelliti sotto la sua abitazione o nascosti ammassati in cantina dal 1972 fino alla sua cattura avvenuta nel 1978, scattata per il fallito occultamento della sua ultima vittima.
Il nome con cui è diventato noto deriva dall'aver intrattenuto i bambini ad alcune feste con costume e trucco da clown facendosi chiamare Pogo il Clown. Il movente degli omicidi era la sua omosessualità repressa; pochi sospettavano ciò, anche perché era sposato. L'omicida dopo il processo venne condannato a morte e giustiziato con l'iniezione letale nel 1994, alla sua morte lasciò un discreto numero di disegni raffiguranti pagliacci ora parte di collezioni private. . Dalla sua storia è stato tratto il film biografico Gacy (2003). Le ultime parole del condannato prima della morte furono semplicemente: «Baciatemi il culo!» e come ultimo pasto ha consumato pollo fritto, patatine fritte e fragole.

Allen Lee Davis

Allen Lee Davis: Condannato a morte per aver ucciso l’11 maggio 1982 durante una rapina Nancy Weiler, di 37 anni e incinta di tre mesi e le sue due figlie, Kristina, di 10 anni, colpita da due colpi di pistola in faccia, e Katherine, di 5, raggiunta dal proiettile mentre cercava di fuggire. Allen Lee Davis fu giustiziato in Florida l’8 luglio 1999, sulla sedia elettrica con una scarica di 2300 volt. Come ultimo pasto chiese code di aragosta, patate fritte, gamberi fritti, vongole fritte, pane all'aglio e un bicchiere di birra. La sua esecuzione, immortalata da numerose foto che mostravano come dal suo naso sgorgasse copiosamente il sangue, fece riesplodere le polemiche sulla pena di morte. L’esecuzione di Davis era infatti la prima con la nuova sedia elettrica, che aveva rimpiazzato la Old Sparkly, progettata per garantire ai condannati “una fine più umana” ma fu anche l’ultima. Dal febbraio del 2000 infatti venne introdotta l’iniezione letale.

Velma Barfield

Velma Barfield: E’ stata la prima donna a morire per la pena capitale dal 1976 nonché la prima a causa dell’iniezione letale. Può essere definita il prototipo dell’avvelenatrice seriale. Vittima di un padre violento e del disinteresse della sua stessa madre, Velma è sin dall’adolescenza preda di sbalzi di umore che la rendono presto dipendente da farmaci. Stanca della sua vita, a 17 anni fugge di casa per sposare il fidanzato Thomas Burke che morirà quindici anni dopo in un misterioso incendio della loro casa. Qualche mese dopo muore anche il suo secondo marito, Jennings Burfield, per insufficienza cardiaca. Dopo essere tornata a vivere con i suoi genitori la madre di Velma comincia ad accusare forti dolori allo stomaco che in poco tempo la porteranno alla morte. Dopo aver trovato lavoro come infermiera presso una casa di cura per anziani, alcuni dei suoi pazienti muoiono a causa di un misterioso virus allo stomaco. Ad inchiodare Velma Barfield sarà però il suo ultimo omicidio, quello del fidanzato Stuart Taylor, nel cui stomaco vengono rilevate tracce di arsenico. Dopo un breve processo Velma viene giustiziata il 2 novembre 1984 a Raleigh, nella Carolina del Nord. Come ultimo pasto sceglie un sacchetto di Cheez Doodles e una lattina di Coca Cola.

Di queste opere quello che sicuramente colpisce sono le storie che si celano dietro ad ogni singola fotografia, dietro a ciascun ultimo pasto.
Conoscerle (quelle che vi ho presentato sono solo alcune di quelle esposte) mi ha colpito e alcune di queste mi hanno fatto letteralmente venire i brividi.

Ringrazio Ivana, la guida che mi ha accompagnato durante il percorso al Museo, spiegandomi accuratamente le opere e il loro significato.

Concludo ricordandovi che queste ed altre opere dell'artista saranno esposte al museo Pino Pascali, a Polignano a Mare, fino al 15 settembre 2013.
Vi invito inoltre a visitare il sito ufficiale dell'artista Mat Collishaw

sabato 3 agosto 2013

Review: Garnier Kit idratante prodigiosa


Ecco qui la famosa recensione del kit idratante prodigiosa della Garnier di cui vi avevo parlato qui
Ci ho messo un po' a scriverla perché, il kit ci ha messo un po' ad arrivare, e poi dovevo ovviamente provarle tutte.
Ecco cosa posso dirvi a riguardo.


♥ Texture balsamo ♥

♥ Quello che riporta la confezione:
Per pelli secche o sensibili.
Arricchita con olio nutritivo di Camelia, dona sollievo immediato e nutre la pelle regalando una piacevole sensazione di comfort ottimale.
Grazie alla sua texture balsamo non grassa si assorbe rapidamente e può essere applicata mattina e sera su tutto il viso.

♥ La mia opinione:
La texture di questa crema, leggermente rosata, è corposa e ricca, per intenderci simile allo yogurt.
Appena stesa dà da subito la sensazione d'idratare la pelle, l'ho trovata però un po' "pesante", sicuramente più adatta all'inverno che all'estate.
In inverno io ho la pelle abbastanza secca, quindi credo che per me in quel periodo dell'anno sia perfetta.
Non unge, si assorbe in fretta e la profumazione è piacevole e delicata.


♥ Texture leggera ♥

♥ Quello che riporta la confezione:
Per pelli normali.
Arricchita con estratti emollienti di fiori di loto blu, riequilibra l'idratazione della tua pelle rendendola più liscia e luminosa fino a sera.
Grazie alla sua texture leggera e non grassa si assorbe rapidamente e può essere applicata mattina e sera su tutto il viso.

♥ La mia opinione: 
La texture è meno corposa di quella rosa, quindi più adatta ad essere utilizzata anche in questa stagione.
Si stende subito e non unge la pelle, lasciandola invece fresca e compatta.
Anche in questo caso la profumazione è delicata e piacevole.



♥ Texture emulsione ♥

♥ Quello che riporta la confezione:
Per pelli normali, delicate o sensibili.
Arricchita con estratti protettivi di calendula, associati agli estratti uniformanti del limone e ai pigmenti che riflettono la luce, illumina immediatamente la pelle, per un effetto che dura tutto il giorno.
Grazie alla sua texture fluida, non grassa con SPf20 protegge la pelle e si assorbe rapidamente.
Ottima per essere applicata mattina e sera su tutto il viso.

♥ La mia opinione: 
È una vera e propria emulsione, delicata, si stende facilmente.
Me la immaginavo più fresca e adatta per l'estate, invece lascia la pelle un tantino lucida e leggermente unta.
L'odore è delicato e piacevole.
Il lato positivo è che lascia la pelle liscia e morbida per tutto il giorno, il lato negativo è che a me ha dato bruciore agli occhi, anche se non l'ho stesa sul contorno occhi.
In poche parole mi ha fatto piangere come una fontana T_T


♥ Texture sorbetto ♥

♥ Quello che riporta la confezione:
Per pelli miste o grasse.
Arricchita con estratti di tè verde anti-ossidante, opacizza la pelle e uniforma il colorito regalando una piacevole sensazione di freschezza che dura fino a sera.
Grazie alla sua texture sorbetto non grassa si assorbe rapidamente e può essere applicata mattina e sera su tutto il viso.

♥ La mia opinione:
Texture sorbetto in tutti i sensi!
Leggermente granulosa, si stende perfettamente sulla pelle dando una sensazione d'idratazione mista a freschezza (come un vero e proprio sorbetto) *o*
Non unge, la cosa che più mi ha colpita è che una volta spalmata ci si dimentica di averla messa perché non appesantisce affatto la pelle.
È la mia preferita fra le quattro.

Voi ne avete provata qualcuna? E se è si, qual è la vostra preferita?





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